Gli immigrati sono il capro espiatorio preferito di questo secolo e le politiche sull’immigrazione sono uno degli argomenti più controversi nella politica. Mentre nel Regno Unito le prossime elezioni parlamentari iniziano ad essere in vista (Maggio 2015), il 40% dell’elettorato ritiene l’immigrazione la questione più pressante.
Un altro protagonista dell’attuale dibattito politico è il futuro del paese all’interno dell’Unione Europea. Il United Kingdom Independence Party (Ukip) è il partito euroscettico per eccellenza e sta guadagnando in popolarità. Poco tempo fa Ukip ha vinto più seggi al parlamento europeo di ogni altro partito anglosassone e il 14% dell’elettorato voterebbe Ukip oggi.
Ukip afferma che il libero movimento all’interno dell’unione sta danneggiando il Regno Unito giacché gli immigrati provenienti dall’Unione Europea stanno prosciugando le finanze del paese senza dare nulla di sostanzioso in cambio. Il Regno Unito dovrebbe quindi lasciare l’Unione Europea in modo da riconquistare il controllo dei propri confini.
Mentre il governo può controllare l’immigrazione proveniente da fuori dell’Unione Europea semplicemente riducendo il numero di visti concessi, questo non è possibile per quanto riguarda lo spostamento di lavoratori all’interno dell’unione. Per questo motivo quest’ultimo è un argomento di grande importanza politica e altri partiti oltre a Ukip stanno cercando di affrontare la questione.
All’inizio di quest’anno il leader dei Conservatori, il Primo Ministro David Cameron, ha detto che nel rinegoziare i termini per l’adesione del Regno Unito all’Unione Europea avrebbe presentato un piano per l’annullamento degli assegni familiari per i figli degli immigrati dall’Unione Europea.Circa negli stessi giorni il parlamentare labourista Chuka Umunna ha suggerito che l’Unione Europea dovrebbe proibire ai lavoratori altamente qualificati di migrare nei paesi più ricchi dell’Unione Europea e accettare impeghi richiedenti meno qualificazioni di quelle che hanno.
Un nuovo studio dell’University College London reso pubblico la scorsa settimana ha dimostrato ancora una volta che il mito dei danni economici causati dai migranti europei è falso. La ricerca condotta dal Centro per la Ricerca e Analisi della Migrazione dell’UCL ha scoperto che gli immigrati provenienti da altri paesi dell’Unione Europea pagano più tasse di quanto ricevono in sussidi e che quindi invece di pesare sulle finanze del governo contribuiscono a finanziare la spesa pubblica.
I ricercatori hanno calcolato un contributo fiscale positivo di £20 milioni fra il 2000 e il 2011. Il motivo di questo è che la maggior parte degli immigrati proviene dall’Europa Occidentale e il 62% possiede una laurea, mentre i laureati appartenenti alla forza lavorativa del Regno Unito sono il 24%. Perciò trovare un impego è relativamente facile per loro (il 70% degli immigrati arrivati nel Regno Unito dal 2000 ha un impiego).
Sfortunatamente è assai improbabile che i risultati di questa ricerca mettano a tacere chi dichiara che gli immigrati danneggiano il Regno Unito. Tempo fa il leader di Ukip, Niels Farage, era stato confrontato con dei dati che dimostravano l’impatto economico positivo degli immigrati nel Regno Unito, ai quali aveva furbescamente risposto: “ci sono cose più importanti dei soldi”. In questo modo Farage cercava di isolare l’argomento “immigrazione” dalla sfera fredda dei numeri e di portarlo sul piano dei sentimenti, della cultura, e del senso di appartenenza a una comunità. Tuttavia è ironico il fatto che sul sito ufficiale di Ukip sia trattato in ermini principalmente economici.
I dati e le statistiche probabilmente non vinceranno i dibattiti politici, ma provvedono le basi per essere credibili.
Gli immigrati sono il capro espiatorio preferito di questo secolo e le politiche sull’immigrazione sono uno degli argomenti più controversi nella politica. Mentre nel Regno Unito le prossime elezioni parlamentari iniziano ad essere in vista (Maggio 2015), il 40% dell’elettorato ritiene l’immigrazione la questione più pressante.